domenica 7 febbraio 2010

30 anni fa moriva Franco Basaglia




Trent'anni fa moriva Franco Basaglia. Dalla sua battaglia culturale e professionale nacque la legge 180 del 1978 che rivoluzionò l'approccio delle istituzioni al disagio mentale, portando alla chiusura dei manicomi in Italia. Allora ne esistevano 76, con oltre 94mila internati. Basaglia non riuscì a vedere i frutti del suo sogno-progetto. Morì nell'agosto del 1980 proprio mentre veniva avviato il percorso che portò via via alla sostituzione degli ospedali psichiatrici (chiusi definitivamente solo nel 1999) con i Dipartimenti di salute mentale (Dsm) attivi sul territorio attraverso una rete di servizi specifici.

La scintilla di quella rivoluzione partì dall'ospedale psichiatrico di Trieste, di cui Basaglia era direttore dal 1971. Nei giardini e nelle strutture di quell'ex manicomio è stata ambientata in buona parte "C'era una volta la città dei matti", la fiction tv con la quale la Rai ricorda la straordinaria avventura di Basaglia. Lo sceneggiato, girato tra maggio e luglio 2009, andrà in onda in prima serata su Raiuno in due parti, domenica 7 e lunedì 8 febbraio. la fiction è diratta da Marco Turco ed ha come protagonista Fabrizio Gifuni, nel ruolo dello psichiatra, e tra gli altri interpreti Vittoria Puccini e Michela Cescon.

La finzione televisiva rende l'importanza della scommessa di Basaglia, soprattutto nel ricordare quelle che erano le condizioni dei manicomi in Italia, luoghi di reclusione dove la cura passava attraverso letti di contenzione, elettroshock, camicie di forza, celle di isolamento; un mondo chiuso nel quale il rapporto tra personale e pazienti era a volte simile a quello tra carcerieri ed carcerati, spesso "ergastolani".


"Quando si sono aperte le porte del manicomio, qui c'erano 1.300 internati", ricorda Chiara Strutti, dell'Azienda per i servizi sanitari di Trieste, che faceva parte dell'equipe di Basaglia: "E' stato un momento straordinario. L'intera città è stata coinvolta, nessuno poteva ignorare quello che stava accadendo, perché si partiva dai bisogni concreti delle persone: la ricerca di una casa per gli ex pazienti e il loro inserimento sociale".

Trent'anni dopo Basaglia, Trieste è il centro europeo di riferimento dell'Organizzazione mondiale della sanità per i sistemi territoriali di salute mentale. Per lanciare un progetto di rete mondiale per la salute comunitaria, il Dsm triestino organizza dal 9 al 13 febbraio il meeting mondiale "Trieste 2010: che cos'è 'salute mentale'?". L'esperienza italiana, e in particolare quella sviluppata da Basaglia in poi a Trieste, viene proposta come modello per l'elaborazione di alternative al manicomio. Il meeting sarà ricco di dibattiti, letture magistrali, proiezioni, spettacoli e mostre (il programma si può scaricare dal sito www. trieste2010. net). Parteciperanno oltre mille studiosi e operatori da 40 paesi di tutto il mondo. Accanto a loro ci saranno anche uomini e donne che vivono in prima persona l'esperienza del disturbo mentale, assieme ai familiari.

Da La Repubblica

12 commenti:

  1. Chi sa perchè quando grandi uomini inseguono un sogno al raggiungimento di questo loro non ci sono per raccoglierne gli onori. Peccato davvero.
    La Tua attenzione su questi eventi nel ramo sanitario è davvero interessante, grazie, Ti confesso che sono molto ignorante sull'argomento e mi piace leggere i Tuoi post.
    Un abbraccio

    RispondiElimina
  2. VISTO: ECCEZIONALE, COMMOVENTE, NOSTALGICO, RIEVOCATIVO, AGGHIACCIANTE.
    HO FINALMENTE CAPITO!

    RispondiElimina
  3. Purtroppo Franco Basaglia ci ha lasciati prematuramente e senza vedere in parte i suoi frutti dei suoi studi e delle sue teorie.
    Non è il mio campo questo ma è vero, sono attratta dalle notizie di tipo clinico.
    Mi spiace d'aver soltanto riportato un articolo di giornale, fra l'altro bellissimo, e non aver messo mie considerazioni. Sicuramente ne scriverò un altro post.
    Comunque i vostri commenti me ne danno modo.
    Spesso Francesca si dimentica come era la situazione precedente. Ricordo le critiche feroci specialmente da parte dei baroni della medicina di allora, che siano stati psichiatri o neurologi, ma Basaglia aveva ragione. Partendo dal principio che erano persone e, soprattutto malati, si è cercato di umanizzare sia il ricovero clinico, chiamandolo appunto ricovero non internamento, sia il rapporto con " l'esterno", quando possibile ovviamente.
    Questa è stata la grande rivoluzione, culturale soprattutto.
    Grazie Francesca del commento

    RispondiElimina
  4. Vero Luigi, l'ho visto a tratti anche io, commovente soprattutto. Questa volta la Rai ha fatto un bel regalo alla ricerca medico scientifica e ristabilito gli equilibri con la società.
    Spero anche che i politici abbiano capito che la riforma è un continuo divenire, deve progredire. Basaglia ci ha voluto insegnare questo, lui ha solo gettato le basi.
    Grazie Luigi e complimenti per il tuo libro.
    Lo comprerò sicuramente. Anzi, visto che sei stato in Alessandria, ti dirò dove lo comprerò: alla libreria Fissore in piazza Libertà. :)))
    Grazie Luigi

    RispondiElimina
  5. SAI, PARADOSSALMENTE AD ALESSANDRIA NON HO NESSUN AGGANCIO PER FARE UNA PROMOZIONE, EPPURE LI' SONO SUCCESSE COSE MOLTO GRAVI: HAI QUALCHE IDEA?

    RispondiElimina
  6. FABRIZIO GIFUNI, IL CUI PADRE E' STATO SEGRETARIO GENERALE PRESSO IL QUIRINALE, HA INTERPRETATO, CON ALTRATTANA BRAVURA, ANCHE ALCIDE DE GASPERI, UNA FICTION MEMORABILE ANCHE QUELLA, QUEL MODO DI REALIZZARE I PERSONAGGI UN PO' SI ASSOMIGLIANO.
    FRANCO BASAGLIA MORI' DI TUMORE AL CERVELLO, LA MOGLIE, ANCH'ESSA PSICHIATRA, GLI E' SOPRAVVISSUTA FINO AL 2005.
    O.T.: LE COSE ACCADUTE A ME AD ALESSANDRIA SONO DESCRITTE NEL LIBRO.

    RispondiElimina
  7. Doriana, stai proponendo figure interesantiussime , ma sopratutto dall'incredibile umanità. Senza il loro coraggio di ogni giono saremmo tutti più miseri e soli. E sopratutto ci sarebbero ancora maggiori pregiudizi verso la malattia, qualunque essa sia, ma sopratutto quella mentale che spaventa i più, come ogni cosa che ersce dai canoni, dagi incasellamenti. Un caro saluto .

    RispondiElimina
  8. La mia attività, Dorinana, mi ha portato a Toccar con mano situazioni estreme che vivono sia i familiari che le persone affette da malattie mentali.
    Le strutture dislocate sul nostro territorio sovente non sono all'altezza di assolvere alle proprie competenze e spesso il personale dipendente già carente nel numero, assunto in chissà che modo, non ha nè la professionalità nè la piena conoscenza della delicata specializzazione da espletare.
    Ma in Italia è così. Le leggi ci sono ma non vengano nè applicate nella loro interezza, nè rispettate e tantomeno migliorate cercando di valutare le deficienze del passato nella prospettiva di un futuro migliore.
    Un grazie di cuore nel ricordo di Franco Basaglia che ha iniziato a restituire a tanti disgraziati la dignità dell'essere sulla quale, come al solito, i potenti hanno saputo ben speculare.
    Un saluto Doriana. A presto.

    RispondiElimina
  9. Grazie Felinità per il complimento, molto gradito. Sto cercando di scrivere cose non banali e soprattutto quello che sento, l'esigenza del momento.
    E' stato davvero un grande, la sua è stata una rivoluzione proprio come approccio verso la malattia e il malato.
    A presto Felinità

    RispondiElimina
  10. Verissimo Joe Black. Come ho detto in qualche comento più sopra purtroppo la riforma è zoppa.
    Nelle riforme di altro genere si ha l'abitudine di cambiare alcune cose ( tipica mentalità italiana) ma poi non monitirarne i risultati.
    Questo invece va assolutamente fatto in campo medico e in special modo in campo psichiatrico.
    Aggiungo che non bastava chiudere i " manicomi" ma iniziare un seguito individuale appoggiandosi a strutture costruite ad hoc. Tutto questo non è stato fatto.
    Lavori nel campo psichiatrico se hai potuto toccare con mano certe situazioni?
    Grazie del commento Joe Black,e grazie a te della pazienza di leggermi.
    A presto.
    Doriana

    RispondiElimina
  11. Non lavoro in quel campo Doriana. Forse in uno ancora peggiore, per l'aspetto umano intendo, che mi ha portata a conoscere i lati più tristi, infami, delicati e doloranti della vita.
    Lavoro che mi ha cambiata molto dentro, quando delle nostre realtà ne vedo solo alcuni angoli.
    E l'interezza di questa fa soffrire e inorridire!
    Un bacio Doriana.
    P.S.: L'Italia intera è zoppa e cammina su sedie anche prive di rotelle!

    RispondiElimina
  12. Capisco, non per esperienza diretta, che un lavoro possa far cambiare i punti di vista e, a volte, anche quei punti di riferimento che tutti abbiamo.
    L'italia è davvero alla deriva, ma il peggio è che la maggior parte di noi le va dietro.

    RispondiElimina