venerdì 2 aprile 2010

Lettera aperta ad alcuni colleghi





Leggo sulla stampa di oggi un trafiletto riguardante il rifiuto da parte di un/una farmacista di vendere i profilattici, per ragioni religiose.
Gli insulti a quel dottore/dottoressa mi verrebbe spontanei, ma, essendo una signora mi limito, cercando di spiegare le mie ragioni per cui sono nettamente contraria a questa iniziativa.
Voglio però porre alcune domande a quel collega:
1) Ma lo sa dottore/dottoressa che il profilattico è l'unico metodo valido per evitare il contaggio dell'AIDS?
2) Lei pensa che questo sia il modo per fermare ciò che lei crede sia contro i dettami della chiesa, cioè.....cosa?? Lo chiedo a lei!
3) Questa decisione dice di averla presa in base alla sua coscienza ( religiosa) ma la farmacologia è una branchia della teologia?
4) Se io fossi convintamente contro i vaccini riterrebbe giusto che io non vendessi l'IPV?
5) Una paziente con ricetta medica, sofferente di ovaio policistico oppure di endometriosi o dismenorrea, con prescritto del Ginoden lei non gliela fornisce? Non c'è mica scritto sulla ricetta il disturbo di cui soffre quella paziente.
6) Se arrivasse nella sua farmacia una coppia di ragazzi e chiedesse come fare per avere rapporti sessuali sicuri lei cosa risponderebbe a loro??

Mi fermo, sono convinta che lei non sappia rispondere a queste domande in modo logico, perchè cadrebbe in contraddizione. Una contaddizione di tipo scientifico, ciò che lei deve, per etica professionale, evitare.
Coscienza e scienza, in questo caso, non devono andare di pari passo, specialmente quando serve a salvare vite umane.
Doriana

3 commenti:

  1. Ciao Doriana.
    Certo che accadono fatti incredibili.
    Chiederei a questa/o illuminata/o dott.(ssa)...perchè ha scelto quel lavoro, si poteva ritirare in un convento o aprire una farmacia per soli "vescovi, frati e monache".
    Roba da pazzi" criminali" !
    Qui c'è la trasposizione della propria volontà sulle scelte del libero arbitrio degli altri, oltre a mettere in serio pericolo la trasmissione delle malattie e non solo Aids ma, penso, ad es. alle epatiti B e C....
    Scienza e coscienza? Perchè è coscienza non fare di tutto per evitare malattie contagiose?
    Il vaticano facesse una seria riflessione sulle tante contraddizioni al suo interno invece di montare la testa a questi "matti".
    Ciao e buona Pasqua!

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  2. E' giustissimo Miriam quello che dici e riflette il mio pensiero.
    Io sono sempre stata per una separazione fra lavoro e convinzioni personali, ovviamente sempre nel rispetto della propria persona.
    Qui si tratta di un servizio pubblico essenziale, direi vitale a volte.
    Cosa significa la chiesa non vuole che io faccia una cosa e io non la faccio? Questo Potrebbe andare bene nella sfera privata, nel proprio comportamento, nella propria fede. Ma in questo caso assolutamente no, la medicina deve essere sopra il proprio credo.
    E poi che male fa un profilattico?
    Tantissimi auguri anche a te di buona pasqua Miriam,sperando che sia un pò serena per tutte e due.
    Un abbraccio
    Doriana

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  3. La domanda cara Doriana è :
    può un credente ribaltare, in base al proprio credo, le decisioni degli altri?
    No, non può, nè tanto meno esercitare un lavoro in cui la sua coscienza deve fare i conti con il servizio che deve offrire.
    Ciò vale anche per i dottori a cui è dato d'essere obiettori di coscienza nelle decisioni prese da altri sulla loro stessa pelle, facessero tutti i missionari e non farmacisti e medici!
    L'obiezione di coscienza vale quando c'è da prendere decisioni sulla propria vita, come il caso dei militari, non certo quanso si tratta della vita altrui.
    Questo accade solo in Italia dove è chiara la forma dittatoriale della sopraffazione del pensiero.

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