giovedì 3 giugno 2010

Orlo di donna




ORLO

La donna è infine perfetta.

Il suo corpo

Morto porta il sorriso del compimento

L’illusione di una greca necessità

Fluisce, nelle pieghe della sua toga,

I suoi piedi

Nudi sembrano dire:

Abbiamo camminato tanto, è finita.

Ogni bimbo morto, riavvolto, bianco serpente

Uno ad ogni piccola

Brocca di latte, ora vuota

Li ha piegati

Di nuovo nel corpo di lei come petali

Di una rosa si chiudono quando il giardino

S’intorpidisce e odori sanguinano

Dalle dolci, profonde gole del fiore notturno.

La luna non ha nulla di cui essere triste,

fissando dal suo cappuccio di osso

è abituata a questo tipo di cose.

Le sue macchie nere crepitano e tirano.

( Sylvia Plath)

4 commenti:

  1. E' una poesia che lascia un pò d'angoscia che trapela tra le righe!
    E' stupenda! Credo che Sylvia Plath nelle vene al posto del sangue avesse l'arte pura e la disperazione di una donna forse non compresa!
    Ottima scelta Dori!
    Buona serata
    Elisena

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  2. Si Elisena, ha lasciato anche a me, dopo letta, quella stessa sensazione.
    Ma è una poesia dedicata alle donne che prendono coscienza del loro essere, della loro collocazione nella vita. Allora le donne avevano ruoli predefiniti dai loro mariti o padroni dove lavoravano.
    Mi è piaciuta la delicatezza con cui è scritta, nonostante sia un lamento molto forte, e quell'inizio " la donna è perfetta", come per dire che nulla abbiamo da invidiare agli uomini, anzi, siamo donatrici di vita.
    Mi ha ricordato un pò mia madre, nelle sue fatiche per tirare avanti con dignità, in qualche passo di questa poesia.
    Grazie del commento, a presto
    Un abbraccio
    Doriana

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  3. bellissimo collo ...

    IO SONO VERTICALE

    Ma preferirei essere orizzontale.
    Non sono un albero con radici nel suolo
    succhiante minerali e amore materno
    così da poter brillare di foglie a ogni marzo,
    né sono la beltà di un'aiuola
    ultradipinta che susciti grida di meraviglia,
    senza sapere che presto dovrò perdere i miei petali.
    Confronto a me, un albero è immortale
    e la cima di un fiore, non alta, ma più clamorosa:
    dell'uno la lunga vita, dell'altra mi manca l'audacia.
    Stasera, all'infinitesimo lume delle stelle,
    alberi e fiori hanno sparso i loro freddi profumi.
    Ci passo in mezzo ma nessuno di loro ne fa caso.
    A volte io penso che mentre dormo
    forse assomiglio a loro nel modo più perfetto -
    con i miei pensieri andati in nebbia.
    Stare sdraiata è per me più naturale.
    Allora il cielo ed io siamo in aperto colloquio,
    e sarò utile il giorno che resto sdraiata per sempre:
    finalmente gli alberi mi toccheranno, i fiori avranno tempo per me.
    Sylvia Plath

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  4. Bellissima poesia Giardigno, grazie.
    Essere sdraiata si è davvero in contatto con il cielo, oppure si ha la sensazione di trovarsi davanti una porzione di infinito. In questo modo i pensieri non hanno limiti.
    Ciao, a presto
    Doriana

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